Chi sono e da che parte combattono i nazisti in Ucraina?

Nei social ricorre di frequente il luogo comune che il Governo e in generale l’Ucraina siano pervasi da movimenti nazisti e di estrema destra. Questa accusa rappresenta il tentativo, in parte riuscito, della propaganda russa di rappresentare le istituzioni ucraine come una minaccia per il popolo stesso di quel Paese e per dipingere l’atto bellico di Putin non tanto come una invasione bensì come una azione eroica di liberazione dall’oppressione dei nazisti di Zelensky. Nelle ultime settimane e in particolare da quando sono stati rivelati gli eccidi di Bucha, Mariupol, Borodyanka, Irpin, Gostomel, si è ravvisato un progressivo aumento nell’intensità degli attacchi verbali rivolti all’Ucraina. Non si parla più di «denazificare», come diceva all’inizio Vladimir Putin , facendo riferimento ad un gruppo di governanti e di milizie che a suo dire teneva in scacco la popolazione. Adesso gli ucraini sono tutti nazisti, senza distinzione.
Ovviamente queste accuse sono orchestrate per poter rendere lecita ogni tipo di azione non solo contro l’esercito ma contro tutta la nazione ucraina.
Se andiamo infatti a verificare la rilevanza di movimenti di estrema destra in Ucraina risulta evidente la falsità e la strumentalizzazione di tali accuse. L’unico partito di estrema destra che ha partecipato alle ultime elezioni ucraine – Svoboda, guidato da Oleh Tjahnybok e che si ispira a Stepan Bandera – ha raccolto solo briciole: l’1,62% dei voti! Tra l’altro, paragonando i risultati delle ultime elezioni parlamentari, il numero dei suoi elettori si dimostra in netto calo: passando dal 10,45% del 2012, al 4,71%del 2014, al 2,15% del 2019 per finire al già citato 1,62% del 2021. Quanti seggi ha ottenuto in seno al Parlamento ucraino Pravij Sektor, che Putin e la sua propaganda sentenziavano essere l’anima dei manifestanti di Euromaidan? ZERO seggi ZERO!! Il Reggimento Azov, di cui tanti parlano come la parte più consistente dell’esercito ucraino, in realtà consta di poco più di 2.500 unità in tutta l’Ucraina. E di questi, da quando il battaglione si è regimentato in una forza militare regolare, solo una percentuale che oscilla tra il 10 e il 20% si dichiara di estrema destra. Un numero estremamente esiguo se rapportato alle decine di migliaia di mercenari filo-russi che si dichiarano apertamente neonazisti e neofascisti. Il battaglione Wagner per esempio contava già nel 2014 oltre 1000 mercenari in Donbass contro gli allora 800 del Battaglione Azov. Attualmente il Gruppo Wagner conta nelle sue file oltre 6000 paramilitari contro i 2500 di Azov. Il Gruppo Wagner (in russo: Группа Вагнера) è un gruppo paramilitare russo di proprietà di Evgenij Prigožin, un uomo d’affari con stretti legami con il presidente russo Vladimir Putin, anche soprannominato “lo chef di Putin” perché aveva una catena di ristoranti a Mosca. Perché si chiama Wagner questa organizzazione mercenaria? L’ha detto lo stesso comandante, Dmitrij Utkin: perché si ispirano all’ideologia del Terzo Reich.

Utkin fino al 2013 è stato tenente colonnello e comandante di brigata di un’unità delle forze speciali della Direzione principale dell’intelligence russa (GRU). Si è ritirato nel 2013 e ha iniziato a lavorare per la società privata Moran Security Group fondata da veterani militari russi. Poi ha fondato la Wagner. Nel dicembre 2016 Dmitrij Utkin è stato fotografato con il presidente russo Vladimir Putin a un ricevimento del Cremlino offerto a persone di servizio altamente decorate in occasione del giorno degli Eroi della Madrepatria insieme a Aleksandr Kuznecov, Andrej Bogatov e Andrej Trošev, tutti capi della compagnia. Pochi giorni dopo il portavoce del Cremlino ha confermato la presenza di Dmitrij Utkin al ricevimento organizzato per coloro che erano stati insigniti dell’Ordine del coraggio e del titolo di Eroe della Federazione Russa. Oltre a confermare la sua presenza, il portavoce ha confermato che Utkin ha ricevuto persino un premio. In Donbass sempre dalla parte dei filo-russi, c’era anche il gruppo mercenario Ruch Narodowo-Radykalny Falanga, Falanga, formazione politica illegale polacca, definita fascista. Gli elementi chiave dell’ideologia della Falanga sono: nazionalismo, antisemitismo, anticomunismo e antidemocrazia. Gli ideologi del partito consideravano lo stato totalitario il sistema ideale.

Non è ancora sufficiente? L’esercito russo-ortodosso (in russo: Русская православная армия): è un gruppo terroristico russo che ha preso parte al conflitto armato nelle regioni di Donetsk e Luhansk in Ucraina nel 2014 con oltre 4000 unità di paramilitari. Il gruppo è stato fondato da vari gruppi terroristi basati sull’organizzazione neofascista Russian National Unity, così come numerose altre organizzazioni russe di destra e imperialisti radicali nel febbraio 2014. Il quartier generale era situato nell’edificio SBU catturato a Donetsk. Tale gruppo nel settembre del 2014 si unì e venne assorbito nel nuovo Oplot 5a brigata separata di Donetsk, formazione tattica facente parte della Milizia popolare della Repubblica popolare di Donetsk .

E i ceceni presenti in Donbass? I cosiddetti “Kadyrovtsy” (in russo: Кадыровцы; letteralmente i seguaci di Kadyrov) è un termine usato dal popolo ceceno per identificare i membri delle unità paramilitari che hanno sostenuto l’ex presidente ceceno Akhmat Kadyrov . Svolgono le funzioni di guardia personale del presidente della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov, brutale assassino islamico che persegue idee naziste.

E cosa dire dei mercenari di estrema destra filo-russi che sono partiti dall’Italia per andare in Donbass ad aiutare i separatisti filorussi? Il 27 luglio del 2018, il Tribunale di Genova ha emesso 6 mandati d’arresto per reclutamento o attività militante armata. Alla fine di giugno 2019, sono state condannate le prime 3 persone residenti in Italia: Vladimir Verbitchii, un moldavo di 26 anni stabilizzatosi a Parma; la figura ambigua di Olsi Krutani, un albanese convintamente filorusso di 39 anni residente a Milano; Antonio Cataldo, un italiano 35enne di Nola, arruolatosi nelle milizie nel 2015. Non è chiaro se i primi due avessero o meno la cittadinanza italiana, ma sicuramente l’Italia è stato il loro punto di partenza. Tra i nomi degli altri 3 ricercati italiani compare anche quello di Andrea Palmeri, «tutto tatuato, con svastiche» come sottolinea Tokariuk, ricercato in Italia anche per altri crimini. Gli altri due sono Gabriele Carugati, ex impiegato della sicurezza privata in Lombardia e figlio della ex dirigente della Lega a Cairate (Varese) Silvana Marin, e un neofascista di Brescia, Massimiliano Cavalleri. La storia dell’arruolamento di Carugati era stata raccontata anche in un post del 2014 dell’Associazione Lombardia Russia di Savoini, in cui l’allora venticinquenne veniva descritto come «simpatizzante di Salvini». Secondo Carlo Ambra, il capo della Digos di Torino, il caso del ritrovamento dell’arsenale a Gallarate è solo una costola dell’indagine portata avanti dal Tribunale di Genova e aperta nel 2013. All’epoca, i procuratori indagavano sugli ambienti skinhead di Genova a seguito del ritrovamento di alcune scritte “pro-Priebke”. Le indagini risalirono ad alcune organizzazioni implicate nel reclutamento di mercenari per il Donbass, risalendo a 10 nomi per cui il 17 luglio 2018 venne emesso un mandato d’arresto.

Omar Mirzan IacciCittadino italiano, nato e residente a Milano. Laureato in lettere con una tesi di tematica storico-geopolitica e sociologica relativa all’Americanismo in Brasile nella concezione di Gramsci e Sergio Buarque de Hollanda. Ha conseguito due master in Direzione del Personale. Fin dagli studi universitari, si è appassionato all’Ucraina, alla sua storia, la cultura e l’arte di questa nazione che ha avuto l’opportunità di approfondire con frequenti viaggi. Da oltre 14 anni si occupa di gestione, selezione, formazione e sviluppo delle risorse umane per aziende multinazionali. Collabora con l’associazione culturale Ucraina+