Donbas: come la propaganda russa distorce i numeri

Ho scritto questo testo il 31 marzo, ma credo che sia attuale ancora.

Mi chiamo Tetyana, sono nata e cresciuta a Mariupol, città martire di questa agghiacciante guerra.

Mia madre di 77 anni è ancora lì, sotto i bombardamenti e in condizioni disumane insieme a tante altre persone che non possono abbandonare la città.

Erano venti giorni che non avevo nessuna notizia da lei e quando mi ha chiamato mi ha detto solo due parole “Sono viva”. Sono felice, ma non so quando potrò risentire queste parole e ancora meno quando la potrò abbracciare.

Così ho iniziato il mio piccolo discorso in piazza Duomo prima che cominciasse la trasmissione sul grande schermo della maratona televisiva per raccogliere i fondi per l’Ucraina.

Poi ho parlato della dignità e identità storica e culturale ucraine che il regime putiniano cerca di sterminare con la guerra assurda e agghiacciante.

Ho ringraziato sia gli italiani che la comunità internazionale in Italia che tutto questo tempo ci stanno vicini e ci supportano.

Durante Telethon mi si è avvicinata una giornalista, presentandosi come giornalista di Mediaset, mi ha detto che la mia testimonianza l’aveva colpita e vorrebbe chiamarmi per darmi la possibilità di far sentire la mia voce su questa guerra in tv, un mezzo potente per raggiungere e informare gli italiani.

Nonostante la mia opinione sul programma che lei rappresenta, la giornalista mi è sembrata davvero in gamba e le ho dato il mio numero e ci siamo sentite il giorno seguente.

Si trattava del programma “Diritto e rovescio”.

Prima mi ha chiesto dei dettagli e come vivo io la guerra, dicendo che sarebbe stato utile portare questo punto di vista così diverso dalle solite narrazioni.

Le ho spiegato che tutti quelli “specialisti” che vengono a parlare del Donbas non hanno la minima idea di che si tratti. Forse alcuni (pochi) di loro hanno visto la piantina delle regioni amministrative prima del 2014, ancora meno conoscono cosa succedeva davvero durante tutti questi anni dopo la rivoluzione della Dignità, l’annessione della Crimea e l’occupazione dei territori del Donbas, spacciato per guerra civile.

Le ho spiegato che dopo l’annessione della Crimea (coperto con un “foglio di fico” del “referendum”), Putin ha iniziato il suo progetto di collegamento via terra con la Crimea, ma è stato fermato dalla resistenza ucraina, a volte davvero improvvisata e praticamente a mani nude. I momenti peggiori sono stati proprio quelli del 2014/15/16. Poi con gli accordi di Minsk la situazione è diventata meno violenta, ma sempre tesa e portava vittime ogni giorno.

Nel programma dove mi invitava la giovane giornalista, ho visto spesso che gli invitati “ucraini” con “punto di vista diverso” parlano, o direi meglio, rinfacciano agli ucraini le 14.000 vittime nel Donbas, causati dall’Ucraina, e mi ha proposto di dire “la mia”.

Le ho risposto, che non ho da dire nulla, perché è assolutamente vero che la guerra nel Donbas ha portato 14000 vittime. Ma attenzione, Donbas (intendo tutto il Donbas) è Ucraina, e solo una piccola sua parte è stata occupata ed è tenuta sotto il controllo combinato dei separatisti e militari/mercenari della Federazione Russa, ai quali sono state fornite le armi in modo illimitato dalla Federazione Russa in tutti questi anni, che la propaganda putiniana nascondeva dietro le parole “guerra civile” e che all’inizio del 2014-2015 arrivavano anche con i camion son la segnaletica di “aiuti umanitari per il Donbas”

I “narratori” che accusano Ucraina usano il numero delle vittime e cambiano la realtà, chiamando Donbas solo il territorio occupato, “dimenticando” le vere dimensioni del Donbas e che nel numero delle vittime ci sono anche i militari ucraini e i civili che vivevano nelle loro case, quando è arrivato nel 2014 il primo assaggio del “mondo russo”.

Le fake news sono fatte proprio così: ti sparano un numero vero e una regione vera, ma girano l’informazione dall’altra parte, rovesciandola completamente e tu, con la verità dei fatti, devi rincorrerli sempre, proponendo le letture o i fatti un po’ più complesse rispetto all’urlatina televisiva, che nessuno va a controllare.

Ancora nel 2019 ho scritto insieme a Natalia Krestovska, PhD in scienze storiche e dottore in giurisprudenza, che attualmente lavora presso “Odessa Maritime Academy”, “Odessa Law Academy”e International Humanitarian University, “La breve storia dell’Ucraina”, che è stata pubblicata come allegato nel report sull’immigrazione femminile a Milano: “Il caso delle donne ucraine e romene.” dell’Associazione Interessi Metropolitane, elaborato in collaborazione con l’università di Biccocca, in cui abbiamo parlato delle vittime del Donbas, dei 14000 morti e i migliaia di persone sfollate, fuggite dalla guerra. Oggi spesso si parla del Donbas proprio con i “fatti” forniti dalle “fabbriche dei troll” della propaganda del regime di Putin, che gli ospiti televisivi citano per esprimere il loro sostengono al regime putiniano nella “operazione speciale”.

Ho ribadito alla giornalista che è inutile andare in televisione e discutere che 2 più 2 fa 4. Non ho niente da dire a quelli che sostengono che 2+2 fa 5.

Il prossimo punto che ho voluto approfondire era il “fatto” che Ucraina ha abbandonato i suoi cittadini sui territori occupati.

La questione è sempre sollevata dagli ospiti favorevoli all’invasione. Loro raccontano “storie dei loro amici” o amici degli amici che a loro volta parlano “dell’orrore e delle repressioni”

Io ho i parenti nel Donbas. Sono parenti stretti, direi strettissimi.

Lo so perfettamente che gli abitanti del Donbas avevano e potevano ricevere la loro pensione ucraina, ovviamente dovevano uscire sul territorio non occupato per riceverla nelle banche ucraine.

Solo durante la pandemia sono state chiuse le porte e non dall’Ucraina, ma dai governanti separatisti.

Vado a vedere le foto su Instagram di mio nipote, ormai un bell’uomo di 30 anni che durante la pandemia è diventato padre di un meraviglioso bambino, che conosco solo tramite foto e non immagino quanti anni avrà questo bimbo quando potrò vederlo, e vedo una città di Donetsk conservata e integra, nonostante i “bombardamenti” di 8 anni da parte ucraina. Lo so e trovo la conferma nelle fotografie postate da mio nipote che si poteva viaggiare ed è stato sia a Mariupol, dove abita mia madre, sua nonna, che a Kiev, Irpin’, dove abita suo papà, mio fratello.

Durante la pandemia, a porte chiuse hanno iniziato quello che avevano già praticato in Crimea, distribuzione dei passaporti della Federazione Russa agli abitanti della zona occupata del Donbas. I confini verso la Federazione Russa sono stati sempre aperti e anche i canali televisivi e la rete telefonica sono state le uniche operanti sul territorio controllato dai separatisti e militari russi.

La giornalista mi ha detto che il conduttore potrà intervenire quando vuole lui e mi può fermare in qualsiasi momento e che lei non può garantire che il mio racconto non verrà interrotto:

“Non dipende da me” mi ha detto.

“Quindi cosa mi consiglia?” ho chiesto io, – vale la pena perdere il tempo per partecipare al programma?

“Mi dispiace, perché è molto interessante quello che dice, ma forse ha ragione, non avrà tempo per spiegare, e sarà per Lei davvero una perdita di tempo”.

Ci siamo salutate e io ho pensato a una cosa semplice semplice.

Per quale motivo in questi programmi televisivi devono per forza umiliare gli spettatori italiani. Si, proprio italiani. Adesso mi spiego.

Se ci fosse un semplice fact-checker in programma che conoscendo gli ospiti mettesse qualche piantina geografica, qualche tabella che semplifica la comprensione dei fatti, come per esempio, i 14000 mila morti nel Donbas e ripeto non sono solo nei territori occupati dai separatisti e dei militari della Federazione Russa.

O le torture documentati a Donetsk delle persone che in qualche modo sostenevano Ucraina o anche delle persone neutrali, che non hanno avuto la possibilità di andare via da casa loro.

Basta un semplice fact-checking come le foto di Donetsk durante gli anni di “bombardamenti” ucraini o la semplice preparazione sugli argomenti trattati per non prendere in giro gli italiani che guardano la tv per capire, per conoscere e per informarsi, sperando che quelli che vanno in televisione, hanno non solo la “loro opinione”, ma anche fatto delle ricerche e conoscono l’argomento meglio di un “italiano medio”.

Io credo fermamente che gli show in cui sparano le assurdità e disinformazione senza scrupoli, coloro che li chiamano “democrazia” e “punto di vista” hanno la stessa responsabilità di coloro che con le armi uccidono le persone. Perché le parole devono portare chiarezza, fatti, scienza (in tutti gli ambiti).

Dopo i terrapiattisti della pandemia sono spuntati i terrapiattisti/pacifisti, esperti di guerra in Ucraina che credono in un complotto mondiale o che la pace si raggiunga disarmandosi unilateralmente, dando all’aggressore tutto quello che vuole senza nessuna resistenza.

Tetyana Bezruchenko
Cittadina italiana dal 2008, residente a Milano, nata a Mariupol, membro fondatore del Centro culturale Wikiraine, responsabile della citta di Milano e Provincia dell’associazione culturale europea italio-ucraina Maidan