Nell’utilizzo del Nastro di San Giorgio occorre tenere presente la mutazione di significato che questo simbolo ha avuto negli ultimi anni.
Il Nastro di San Giorgio è diventato – insieme alle lettere “Z” e “V” – il simbolo dei sostenitori dell’invasione dell’Ucraina. Ma all’inizio della sua storia il suo significato era ben altro.
In origine infatti, fu creato dalla zarina Caterina II di Russia all’atto costitutivo dell’Ordine di San Giorgio come simbolo araldico destinato a premiare quei soldati che si erano distinti in imprese militari, sulla scorta di altri ordini sorti in Europa presso altri imperi e monarchie.
Bisogna ricordare che Caterina II non è certo una personalità di secondo piano nella storia della Russia.
Rappresenta anzi uno degli esempi più evidenti di quel sentimento imperialista che ha accompagnato buona parte della cultura russa, ispirando perfino Putin nella sua politica di espansione militare.
Il periodo della sua dominazione è considerato infatti l’età d’oro dell’Impero russo.
Caterina II secolarizzò la Chiesa ortodossa, accentrò tutti e si contraddistinse per una serie di grandi conquiste militari di vitale importanza per il futuro della Russia.
Conquistò la costa ucraina del Mar Nero, la Crimea, l’Ucraina con la distruzione dell’Etmanato, il Sich di Zaporizja, la Volinia, la Podillya, la Bielorussia e la Curlandia.
Vietò inoltre la professione della religione greco-cattolica e realizzò, attraverso una politica violentemente repressiva, la russificazione dell’Ucraina.
Ritornando al Nastro di San Giorgio, anche dopo il regno di Caterina II, venne assegnato a quei “figli fedeli della patria che si fossero distinti con zelo e lucentezza di coraggio” e che avessero prestato servizio lodevole all’estero in numerose campagne militari (evidentemente di conquista).
In Russia quindi questa simbologia ha sempre più assunto la connotazione di emblema della forza dell’Impero.
Fu abolito nel 1917 dai sovietici con la Rivoluzione Russa, ma venne riabilitato nel 1943 con la fondazione dell’Ordine della Gloria, che rappresentava la più alta onorificenza militare del Governo sovietico postbellico.
Con il crollo dell’URSS e la costituzione della Federazione Russa, l’ordine Imperiale di San Giorgio fu rifondato nel 1994, regolato con decreto nel 2000 e assegnato: “…a soldati, marinai, sergenti, sottufficiali, ufficiali e per azioni lodevoli in battaglia nella difesa della Patria, così come distinzione in battaglia sul territorio di altri Stati, nel mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale con le istanze riconosciute di coraggio, dedizione e abilità militare.”
Dal 2005, in occasione del 60° anniversario del Giorno della Vittoria (9 maggio 1945), così come negli anni successivi, il Nastro di San Giorgio volle invece ricordare, nelle intenzioni della propaganda russa (l’agenzia di stampa RIA Novosti e l’organizzazione civica giovanile РООСПМ «Студенческая Община»), la vittoria sul Nazismo.
L’ editorialista di Novaya Gazeta (uno dei rarissimi giornali indipendenti in Russia) Yulia Latynina e altri giornalisti hanno ipotizzato che il governo russo abbia introdotto il nastro come risposta alla Rivoluzione Arancione del 2004 in Ucraina in cui i manifestanti avevano adottato come simbolo i nastri arancioni.
Nel 2010, tutti i partecipanti della tradizionale parata militare della vittoria, che si tiene ogni anno sulla Piazza Rossa di Mosca il 9 maggio, portavano sull’uniforme il nastro Nero e Arancione di San Giorgio.
Il nastro di San Giorgio è ricomparso sulle uniformi dei cosiddetti “omini verdi”, soldati mercenari filorussi privi di mostrine, che hanno guidato il referendum illegittimo in Crimea nel 2014 oltre che dai separatisti filorussi nella guerra del Donbass.
Il significato del Nastro di San Giorgio è chiaro.
Secondo i filorussi oggi questi soldati, questi attivisti, questi “uomini in verde” combattono nuovamente contro il nazismo, nazismo che secondo la retorica di Mosca mira a prendere il controllo di tutta l’Ucraina.
Tutto ciò dimostra con chiara evidenza il grado di strumentalizzazione che ha subito l’uso di questo simbolo negli ultimi anni.

Infatti, molti Paesi dell’Ex Unione Sovietica se ne sono accorti e hanno preso provvedimenti.
Come già detto, in Ucraina tale simbolo viene associato all’invasione della Russia ed il suo uso è proibito.
Anche in Moldavia l’uso del Nastro di San Giorgio è stato vietato a livello legislativo, così come la “Z” e la “V”, come simboli dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina.
Il governo della Lettonia ha proposto per legge il divieto di utilizzo di qualsiasi nastro di San Giorgio nel maggio 2014.
Il divieto per motivi simili a quello in Lettonia è stato discusso dopo l’annessione russa della Crimea. Il nastro è stato finalmente bandito, insieme ai simboli militari “Z” e “V”, in risposta all’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.
Esemplare è anche il caso della Georgia, dove il Nastro di San Giorgio viene associato anche all’invasione russa della Abkhasia.
Allo stesso modo, anche altri Paesi dell’Ex URSS, come l’Estonia, il Kirghistan, l’Uzbekistan, il Kazakistan associano la simbologia del Nastro di San Giorgio all’aggressione militare russa e le loro legislazioni statali prevedono sanzioni per il suo utilizzo o ne scoraggiano in varie forme l’uso.

Con particolare riferimento al contesto nazionale, ricompaiono il nastro di San Giorgio o i colori Nero e Arancio sui social e i manifesti dei “Comitati ucraini antifascisti”, che usano tale simbologia per sostenere l’azione militare dei separatisti e dell’esercito russo nei territori del Donbass.
Nelle loro pagine Facebook, si presentano come “collettivi antifascisti che si occupano di solidarietà con le popolazioni del Donbass e si battono per la pace e la democrazia in Ucraina”. Un modo non tanto velato di accusare il Governo ucraino di nazifascismo e di insinuare che gli abitanti del Donbass siano stati aggrediti non da Putin, ma dai Governi – a loro dire – nazisti prima di Poroshenko e poi di Zelensky.
Un tentativo quindi di far passare lo Stato aggredito, l’Ucraina, per aggressore.
Pertanto, le manifestazioni organizzate dai cosiddetti “collettivi ucraini antifascisti” in Italia, che usano la simbologia dell’invasore russo – il Nastro di San Giorgio – rappresentano dei chiari tentativi da parte della propaganda russa di creare disinformazione e un attacco all’Ucraina e ad altri Paesi minacciati dall’aggressione militare del Cremlino.
Kostantin Zavinovski – in Italia dal 2001, nato a Ternopil, cresciuto a Mykolaiv, già portavoce degli imprenditori stranieri presso CNA, già redattore della rivista Geopolitica, autore del libro “Relazioni Energetiche nel Nordest Asiatico: Interessi, Sfide e Strategie di Russia, Cina e Giappone”
Omar Mirzan Iacci – Cittadino italiano, nato e residente a Milano. Laureato in lettere con una tesi di tematica storico-geopolitica e sociologica relativa all’Americanismo in Brasile nella concezione di Gramsci e Sergio Buarque de Hollanda. Ha conseguito due master in Direzione del Personale. Fin dagli studi universitari, si è appassionato all’Ucraina, alla sua storia, la cultura e l’arte di questa nazione che ha avuto l’opportunità di approfondire con frequenti viaggi. Da oltre 14 anni si occupa di gestione, selezione, formazione e sviluppo delle risorse umane per aziende multinazionali. Collabora con l’associazione culturale Ucraina+