In Ucraina e altrove hanno già iniziato a circolare vere e proprie leggende sui volontari ucraini, come dei personaggi mitologici che possono trovare assolutamente tutto, persino ciò che non esiste, comprare dove non viene venduto e portarlo dove è impossibile arrivare. Il loro contributo alla lotta per l’Indipendenza è difficile da sopravvalutare, perché aiutano a fornire – sia ai militari che ai civili – munizioni, mezzi tecnici, aiuti umanitari e supporto.
La nostra Yuliya ha avuto modo di scambiare due chiacchiere dal vivo con la co-fondatrice dell’organizzazione “VATRA”, Anastasia Rokytna, che parla di come funziona la loro organizzazione e di come le sue attività sono cambiate dopo l’invasione su vasta scala.
“Tutto è iniziato con il fatto che due anni fa, quando avevo ventun anni, io e i miei amici siamo andati ad aiutare l’ospedale militare di Kyiv. In seguito, siamo andati più volte, dopodiché abbiamo deciso che avremmo dovuto dare un nome alla nostra organizzazione. Tra di noi, ci chiamavamo l’un l’altro – vatrushki (ndr. un tipo di focaccia dolce ripiena), perché tra noi c’erano solo ragazze, ed è così che si è formato il nome – Vatra”.
Le attività dell’organizzazione Vatra erano finalizzate ad aiutare ospedali, militari e orfanotrofi; inoltre, le ragazze erano impegnate sul fronte informativo. Hanno registrato interviste con soldati e volontari, parlato delle attività dei volontari e di quanto tempo dedicano alle loro attività. Vatra aveva un altro progetto nei suoi piani: un’intervista con giornalisti militari, ma iniziò la guerra e il lancio del progetto fu posticipato.
Anastasia Rokytna:
“Abbiamo avuto l’idea di lanciare un progetto sui bambini del Donbas, perché lì, quando i bambini andavano a scuola, i loro genitori ricordavano loro come comportarsi quando vola un proiettile e dove nascondersi. Sono stata molto toccata da questo argomento, perché è stato terribile pensare che anche i bambini possano vivere in tali condizioni, giochino con granate e schegge e si trovino in costante pericolo. Sfortunatamente, non abbiamo avuto il tempo di farlo ed ora è diventato un problema per i bambini di tutta l’Ucraina”.
In inverno, a causa della notizia della minaccia di un attacco russo, Vatra ha organizzato un progetto sulla medicina tattica, in cui è stato insegnato loro a prestare il primo soccorso, avviare un cuore , applicare bende e come agire in caso di ustioni. Hanno anche parlato dello zaino di emergenza, in cui le persone avrebbero dovuto raccogliere le cose necessarie, i documenti, l’acqua e il fast food che avrebbero potuto utilizzare in caso di pericolo.
Anastasia Rokytna:
“Avevamo la sensazione che sarebbe successo qualcosa, ma tutti speravano che non ci sarebbe stata la guerra, perché era difficile da credere.
Il primo giorno di guerra, ero calma. Ci siamo incontrati con i volontari che vivono a Kyiv e tutti hanno detto che non sarebbero andati da nessuna parte, quindi abbiamo deciso di lavorare. Abbiamo iniziato a raccogliere le richieste e già verso sera abbiamo distribuito giubbotti antiproiettile ai soldati di Azov. Immediatamente ci sono state molte richieste da parte dei civili, perché nei primi giorni tutti stavano lasciando Kyiv e c’era il caos. Ricordo molto bene una delle richieste, perché mi aveva scioccato: quando hanno scritto che quattro bambini erano rimasti soli, i loro genitori erano scomparsi ed era necessario aiutarli. Abbiamo portato loro cibo ed altri aiuti umanitari. Nel tempo, richieste di questo genere sono diminuite, credo a causa del lavoro delle organizzazioni che si occupano di questi problemi.Successivamente, le richieste più frequenti hanno riguardato l’acquisto di medicinali per gli anziani, che hanno difficoltà a muoversi da soli. Farmacie e negozi non funzionavano in tutte le aree, quindi abbiamo creato il progetto “Drive Help”. Avevamo la lista di una trentina di autisti che potevano effettuare consegne in giro per Kyiv. C’era anche una ragazza che andava in farmacia. Aveva diversi punti a Kyiv, faceva la fila e portava le medicine in base a dove gli autisti le prelevavano.
Una volta che sono stata coinvolta in questo tipo di attività e ho consegnato dei medicinali ad una signora, è stato un momento molto emozionante. Perché voleva pagarci, ma le abbiamo spiegato che era un aiuto volontario. La donna ha iniziato a piangere, aveva paura, ha detto che non sapeva cosa fare. Poi ho capito che ora è molto importante sostenersi a vicenda.
Dopo questo incontro, mi sono seduta in macchina e ho pianto per la prima volta durante la guerra, perché quando vedi queste persone è difficile trattenere le emozioni”.
Non solo volontari di Kyiv sono coinvolti in Vatra. Anche diverse ragazze che vivono a Lviv e Ternopil hanno formato il proprio quartier generale, a cui si sono unite altre persone. Quindi ora la loro squadra è composta da venti persone. Tutti comunicano tra loro, cercano di aiutare in ogni modo possibile e immaginabile. Per rendere ancora più efficace il lavoro dei volontari, le ragazze hanno creato un gruppo su Telegram tra volontari di diverse città, dove pongono domande, le persone possono dire dove e cosa è meglio acquistare e alcune volte qualcuno dice che ha l’opportunità di comprare quella cosa ed aiuta a consegnarla. Attualmente, ci sono circa 70 volontari in questa chat, ognuno di loro viene identificato e monitorato da Anastasia in modo da assicurarsi che non vi siano fughe di informazioni. In questo modo sono sicuri che possono fidarsi l’uno dell’altro e lavorare insieme.
Anastasia Rokytna:
“I fondi per le attività sono principalmente donati dalle persone. Abbiamo due tipi di raccolta: una per aiutare i militari ed una per aiutare i civili. Attualmente, la nostra organizzazione si occupa principalmente di medicinali: li acquistiamo e li consegniamo nella zona di guerra. Compriamo le divise sul posto, perché ormai è estate. Solo per fare un esempio: in caso di attacchi con bombe al fosforo, se dei ragazzi vengono ricoverati in ospedale, hanno bisogno di vestiti nuovi, perché la divisa che indossano è pericolosa. Medicinali, uniformi, scarpe, tablet, droni, dispositivi per la visione notturna: tutte queste cose sono assolutamente necessarie perché possono salvare la vita sia di un soldato che di un’intera brigata.
Di solito aiutiamo brigate specifiche, compresi i ragazzi di Azov, perché non sono solo a Mariupol. Durante l’occupazione di Mariupol, mentre si combattevano queste pesanti battaglie, abbiamo tentato ben tre volte di portare loro aiuti, ma tutte le vote siamo riusciti ad arrivare solo al check point, perché non ci è stato permesso di proseguire oltre.
Stiamo anche aiutando le truppe da combattimento di Kyiv che andranno a sud”.
Oltre al volontariato, Anastasia, come giornalista, ha spesso scritto articoli sulla guerra nel Donbas. Ha cercato di attirare l’attenzione su di essa, poiché la propaganda russa stava lavorando intensamente per farla dimenticare.
“La Federazione Russa ci ha diviso artificialmente in Est e Ovest, ma quando ho viaggiato e parlato con persone di diverse regioni, ho visto che siamo tutti uguali. Il problema è che il nostro Paese è molto vario, però vogliamo tutti le stesse cose. Ecco perché ho scritto del materiale sul Donbas, sui bambini del Donbas e sulla Crimea. Ho comunicato con molte persone, con le mogli dei prigionieri politici in Crimea. Cerco ancora di tenermi in contatto con loro, ma non è più così facile, perché vengono controllate costantemente. Ho anche parlato con la comunità tatara di Crimea e sono molto preoccupati per il futuro destino della propria regione. Non vogliono far parte della Federazione Russa, perché per loro sarebbe la fine. A proposito! Adesso anche loro sono passati all’ucraino e parlano con me in ucraino!”.
Dopo mesi di lavoro, molti volontari sono esausti. Perché è difficile psicologicamente essere costantemente attivi durante la guerra. Ciononostante, il team di Anastasia sta tenendo duro. Sì sostengono l’un l’altro e nessuno di loro si arrenderà in questa lotta.
“Se non li aiutiamo, la Russia entrerà nelle nostre case. I militari ci proteggono in prima linea e noi dobbiamo fornire loro tutto ciò di cui hanno bisogno in questo momento. In modo che abbiano medicine, possano proteggere la propria vita e possano avere giubbotti antiproiettile. Più aiutiamo, più strumenti avranno per sopravvivere e distruggere l’occupante. Quindi il nostro lavoro è fondamentale”.
Ringraziamo Олена Мала per la stesura dell’audio testimonianza.
Potete aiutare l’organizzazione donando:
PayPal: [email protected]
IBAN – UA483052990000026202909609972
Recipient’s account – 26202909609972
The currency of the card is UAH
RNOKPP recipient – 3665802504
Purpose of payment – Replenishment of the account STOIANOVSKA VIKTORIIA OLEKSANDRIVNA
Yuliya Romanyuk
Nata in Ucraina, ha vissuto e studiato per 13 anni in Italia. Dopo l’inizio del conflitto ha deciso di lasciare la Germania e rientrare a Kyiv. Attualmente lavora per un’azienda tedesca come responsabile di Marketing e Comunicazione. Nel tempo libero si dedica alle traduzioni e volontariato.