L’Italia è conosciuta in tutto il mondo per il suo Rinascimento: un’epoca di rinascita, di bellezza e conoscenza, che come i raggi del sole all’alba sconfisse l’oscurità del Medio Evo portando la luce della Primavera del Botticelli.
Anche noi in Ucraina abbiamo avuto un Rinascimento, ma il nostro è stato UN RINASCIMENTO FUCILATO.
Un’ennesima tragica, sanguinosa pagina della nostra storia: lo STERMINIO DELL’INTELLIGHENZIA UCRAINA.
27 ottobre – 4 novembre L’Ucraina commemora le vittime di Sandarmokh.
Esattamente 85 anni fa, nel lontano 1937, all’apice del grande terrore staliniano, nel bosco della località di Sandarmokh (in Repubblica di Carelia – Federazione Russa) vennero fucilate 1111 persone, di cui 287 ucraine.
Questa fu soltanto la prima di tre drammatiche tappe della fucilazione di prigionieri del carcere di Solovki.
Secondo gli studiosi, a Sandarmokh furono uccise più di 9.500 persone di 58 nazionalità e gruppi etnici.
La fucilazione di Sandarmokh è diventata un simbolo del rinascimento fucilato.
In quella fitta foresta, che assomiglia così tanto al bosco di Izium, Stalin decapitò l’Ucraina uccidendo scienziati, politici, scrittori, giornalisti, musicisti, poeti, attori, registi, insegnanti, politici ed ecclesiastici.
Nel 1937-38, le carceri sovietici erano sovraffollate ed il compito del regime fu di liberare spazio per i nuovi prigionieri, ma senza concedere la libertà ai carcerati che erano in prigione da più tempo.
Sebbene migliaia di persone avessero già scontato la propria pena, il regime scelse la strada più facile e sicura: uccidere tutti i cosiddetti “nemici del popolo”.
L’esecutore di questa orribile strage di 1111 persone fu il capitano Mikhail Matveev.
Quest’uomo di scarsa istruzione (aveva completato solo due anni di studi nella scuola del suo villaggio) mise a morte il maggiore regista teatrale ucraino Les’ Kurbas e Mykola Zerov, poeta, critico letterario e traduttore di poesia antica.
Secondo alcuni documenti, il carnefice continuò le fucilazioni per diversi giorni: l’1 novembre fece fucilare 210 persone, il 2 novembre 180, il 3 novembre 265 e il 4 novembre altre 248 persone.
Per risparmiare le pallottole, le vittime venivano disposte in modo che le loro fronti si toccassero, così che gli esecutore potessero uccidere con una pallottola almeno due persone.
Proprio come dichiarò lo stesso Matveev: “veloce e preciso”.
In qualità di ricompensa per il suo operato, il boia ricevette un grammofono. Evidentemente per immergersi nella cultura.
Il Premio Lenin – proprio come i macellai di Bucha hanno avuto le medaglie da Putin, e una vacanza al mare – probabilmente per lavarsi di dosso tutto quel sangue.
A Sandarmokh l’Ucraina perse in quell’orrore innumerevoli personalità di ingegno: un regista teatrale innovativo e creatore del teatro “Berezil” Les Kurbas, un noto drammaturgo Mykola Kulish, il filosofo e scrittore Valerian Pidmohylnyi, alcuni tra i più brillanti poeti, scrittori e traduttori di quel periodo – Mykola Zerov, Pavlo Filipovych, Valerian Polishchuk, Hryhoriy Epik, Myroslav Irchan, Marko Voronyi, Mykhailo Kozoris, Oleksa Slisarenko, Mykhailo Yalovyi – l’ex ministro dell’Istruzione della Repubblica popolare dell’Ucraina Anton Krushelnytskyi e i suoi figli Ostap e Bohdan, i professori Volodymyr Chekhivskyi, Oleksiy Wangenheim e Serhiy Hrushevskyi, accademici come Stepan Rudnytskyi e Matviy Yavorskyi, gli scienziati Mykola Pavlushkov, Vasyl Volkov, Petro Bovsunivskyi, Mykola Trokhymenko e molti altri ancora.
Per oltre 60 anni il loro destino rimase sconosciuto alla maggior parte delle persone, nascosto negli archivi segreti del NKVD-KGB.
Soltanto nel 1997 gli storici e gli attivisti del centro “Memorial” scoprirono prima dei documenti che attestarono il massacro, poi delle liste delle vittime e infine purtroppo anche l’orribile cimitero dove vennero sepolti: con una superficie di 7,4 ettari con 236 fosse comuni.
Nel luglio 1997, lo storico Yury Dmitriev condusse degli scavi in quei luoghi e per questo è ora perseguitato dal regime criminale del Cremlino, che nel 2016 avviò un procedimento penale con false accuse conclusosi con una severa condanna.
Nel settembre 2020, la Corte suprema della Repubblica di Carelia soddisfece la richiesta dell’ufficio del pubblico ministero e aumentò la pena di Dmitriev a 13 anni.
Oggi durante l’aggressione russa contro l’Ucraina, quel triste nome “Sandarmokh” e gli eventi storici ad essa collegati – esecuzioni di massa di prigionieri politici, vittime della repressione – non possono essere dimenticati.
E non solo dagli ucraini, ma dal mondo intero.
Non possono essere dimenticati soprattutto perché proprio ora in questo stesso momento la Federazione Russa sta ripetendo gli identici orrori nei territori ucraini occupati.
di Natalya Lykach