“IL MONDO MI HA INSEGUITO, MA NON MI HA RAGGIUNTO”

Il 3 dicembre 2022 ricorre il 300° anniversario della nascita di Hryhorij Skovoroda, filosofo e poeta ucraino che visse tra il 1722 e il 1794. Skovoroda è riconosciuto tra i saggi del mondo che hanno vissuto secondo i principi che hanno insegnato, al fianco di figure quali Socrate, Confucio, Spinoza e Mahatma Gandhi.

È nato nella regione di Poltava, ha studiato a Kyjiv, ha insegnato a Perejaslav, a Charkiv e ha viaggiato per tutta la Sloboda. Ma verso la fine del XIX secolo i provvisamente diventa il primo filosofo russo.
Per quanto non possa suonare assurdo, ancora oggi i russi cercano di appropriarsi di questo grande pensatore e poeta. La solita maniera dell’Impero russo di appropriarsi delle figure importanti delle sue colonie non regge però alla natura innegabilmente ucraina di Hryhorij Skovoroda. Così, quello che non riescono a rubare, lo distruggono.

PICCOLA NOTA BIOGRAFICA
Nato a Čornuchy nella regione di Poltava in una famiglia di cosacchi, appena dodicenne Skovoroda inizia a studiare all’Accademia di Kyjiv-Mohyla, che all’epoca era al suo massimo splendore. Diventa un uomo molto colto, visita diversi paesi dell’Europa occidentale, compiendo dei viaggi che lo portano più vicino alla filosofia moderna.
Skovoroda ebbe un’esistenza singolare se paragonata a quella di altri intellettuali del suo tempo; infatti, rifiutò di entrar a far parte di qualsiasi istituzione, di farsi monaco e di intraprendere una carriera ecclesiastica, per qualche anno insegnò al Collegio di Charkiv, ma l’ostilità dei vescovi e la sua propensione all’indipendenza fecero sì che egli preferì una vita dedita principalmente alla meditazione ed ai rapporti umani informali, privati. Dopo gli iniziali tentativi infruttuosi di un percorso all’interno delle istituzioni culturali dell’epoca per gli ultimi 25 anni condusse una vita itinerante, spostandosi tra villaggi dell’Ucraina, ospite di amici e parenti; questo gli permise di scrivere una serie di importanti e raffinate opere filosofiche.
Infatti, viaggiando principalmente nella regione storica di Sloboda ucraina scrive dialoghi e trattati filosofici in cui le questioni bibliche si intrecciano con le idee del platonismo nella loro concezione neoplatonica e dello stoicismo, considerando la conoscenza di sé il significato principale dell’esistenza umana.
Skovoroda era un pensatore profondamente originale, ma anche tortuoso e non privo di contraddizioni.

Monumento a Hryhorij Skovoroda, che si trovava vicino all’Università di Charkiv, colpita il 6 luglio 2022. Foto di Суспільне
Fonte: https://suspilne.media/327992-tvori-skovorodi-ce-te-so-moze-dovoli-legko-sprijmatisa-sogodni-ak-ditmi-tak-i-doroslimi-sergij-zadan/

OPERA LETTERARIA E FILOSOFICA
Anche se non ha mai pubblicato le sue opere in vita, come poeta Skovoroda lasciò circa trenta composizioni raccolte nella silloge “Il giardino delle canzoni divine”, dove si alternano ispirazione metafisica e toni popolari. L’intero ciclo dà luogo a un’allusione alla “Divina Commedia” di Dante, in cui la capacità di vivere assomiglia a un complesso labirinto dell’anima, simile ai sentieri ramificati del giardino, vagando nel quale è necessario trovare sé stessi per andare fino in fondo.
Skovoroda è anche autore di diciassette opere filosofiche, sette traduzioni. Anche se non si pubblicava in vita, i lettori stessi lo cercavano, lo leggevano e lo citavano in massa, riscrivevano i manoscritti e li diffondevano. È interessante, che le leggende su Skovoroda si diffondevano, a volte anche sotto forma di pubblicazioni, ancora prima delle sue opere. Era una persona avvolta dall’aurea mistica per il tipo di vita che conduceva.
Non solo le esigenze modeste, il costante essere in viaggio, la lotta con il demone della noia, l’allontanarsi dalle donne, l’atteggiamento esigente verso se stessi e verso gli altri, ma anche la tendenza a predicare, il temperamento focoso, la pietà senza superstizioni e la frequentazione delle chiese, l’inosservanza dei digiuni, dei riti, dei sacramenti (prima di morire si rifiutò di fare la comunione), e infine – la ricerca dell’equilibrio – tale ascetismo di una persona laica, che potrebbe ricordare una persona altezzosa, suscitò in molti una grande diffidenza. Ma anche ammirazione.
Il sommo poeta ucraino Taras Ševčenko, a distanza di un secolo, descrive in uno dei suoi versi, come “ricopia Skovoroda”. Mentre Ivan Franko, un’altra figura importantissima per la letteratura ucraina e non solo, definì Skovoroda persino “filosofo nazionale”, in quanto diede espressione ai valori spirituali profondi ed essenziali della nazione.

Street art a Charkiv. Foto dall’archivio del pittore Graf963
Fonte: https://suspilne.media/330214-so-skazav-bi-skovoroda-pro-sucasnij-svit-solo-mandrivki-ta-poluvanna-rosian-na-nogo-intervu-z-filosofom/

LA LIBERTÀ
Gli studiosi della sua opera, sottolineano quanto sia evidente, che la cosa più preziosa per Skovoroda, e come possiamo ben vedere oggi, per tutti gli ucraini, è la libertà. Skovoroda seppe difendere la sua libertà, una libertà sullo sfondo della crescita dell’Impero russo, dell’assorbimento da parte dell’impero di tutto ciò che era vivo e maturo nel suo tempo, anche se si tratta di una libertà personale e spirituale.
La tradizione ucraina si basa sulla sacralizzazione di questo concetto, di “svoboda”. Cosa che l’Impero non poteva capire, così come non lo capisce la Russia di oggi. Si tratta della libertà dell’individuo nell’opera del filosofo, ma anche della libertà della nazione nella sua rilettura più contemporanea. Una rilettura giusta, anche se si tratta di un autore che non era impegnato nelle questioni nazionali, essendo interessato piuttosto all’assoluto, al divino e alla verità. Si tratta di un concetto che ha la stessa natura, sia se parliamo di una persona, o di un popolo intero, sia oggi, che trecento anni fa: la libertà è sempre libertà.
L’unica opera politica di Skovoroda riguarda questo concetto, che viene visto e rappresentato come bene supremo. È forse lì che inizia tutto, quando anche Ševčenko parla con le sue parole di Skovoroda, intendendo, quello che intende ogni altro ucraino e quello che spaventa ogni russo, è di nuovo la libertà.
Questo però è solo uno dei temi dell’asse attorno a cui ruota il pensiero del filosofo, ed è importante non dimenticarlo, anche se è proprio la Libertà, ad essere quello per cui combatte tutto il popolo ucraino oggi.

L’immagine di Skovoroda sulla banconota da 500 Gryvnja.

MISSIONE INTELLETTUALE DI SKOVORODA
Skovoroda occupa un posto speciale nella storia dell’Ucraina, in quanto è stato testimone della graduale perdita di autonomia dell’Hetmanato e della sua trasformazione in provincia sotto l’espansione dell’Impero russo. Questi processi hanno lasciato poche possibilità di sviluppo umano non solo nella sfera politica ma anche in quella culturale. In queste condizioni, la missione intellettuale di Skovoroda è stata quella di creare un progetto filosofico di formazione della personalità, pensato per chi è pronto per un’esistenza autogestita. L’idea di autocontrollo di Skovoroda nasce dalla dottrina dell’autoconoscenza e dal relativo lavoro. In fondo, ogni persona è in grado di riconoscere i talenti ricevuti da Dio, di trovare sé stessa nel mondo, di realizzarsi e di ottenere la felicità.

Una delle opere esposte in un museo a Poltava, che ospita l’esposizione di 107 lavori tematici di 75 dedicate a Skovoroda.
Fonte: https://chytomo.com/u-poltavi-vidkrylas-vystavka-nevlovymyj-ptakh-do-300-richchia-hryhoriia-skovorody/

L’IMPERO RUSSО RUBA SKOVORODA
Anche i russi volevano attribuire un posto speciale al filosofo ucraino, anche se nel 1861, quando vengono per la prima volta pubblicate le sue opere, viene ancora presentato come pensatore ucraino. È all’inizio del XX secolo, che Hryhorij Skovoroda viene studiato dagli studiosi russi, che iniziano a chiamarlo russo.
Ecco i motivi, per cui Skovoroda, secondo la logica coloniale dell’Impero, sarebbe russo:

Foto dell’evento a Kyjiv “Skovoroda pulito”, 2014
Fonte: https://kyivnash.in.ua/v-kieve-pomy-li-skovorodu-foto-video/

“Skovoroda viveva nell’Impero russo, quindi era un filosofo russo”
Viveva nell’Impero russo, ma secondo questa logica anche Ševčenko sarebbe russo. Parlando della nazionalità di un pensatore, ci riferiamo all’appartenenza ad una cultura e non all’organizzazione politica. Skovoroda si è formato e ha creato nell’ambito della cultura ucraina. Se il luogo geografico gioca un ruolo nella definizione della nazionalità, bisogna sottolineare che la maggior parte della sua vita Skovoroda ha trascorso sul territorio ucraino, dove è scresciuto, ha studiato e ha scritto le sue opere. Mentre nell’Impero russo è stato solo qualche anno, per di più nella cerchia degli ucraini. Anche se Skovoroda nominalmente viveva sul territorio dell’Impero russo, questo non fa di un lui un filosofo della cultura russa.

Foto dell’evento a Kyjiv “Skovoroda pulito”, 2018
https://topkyiv.info/news/kyiv/yak-v-kyyevi-studenty-myly-pam-yatnyk-skovorodi-foto

“Skovoroda scriveva in russo”
Il tema della lingua di Skovoroda non è un tema che può essere trattato in un breve articolo, ma è e deve essere oggetto di numerose ricerche scientifiche, in quanto la sua lingua presenta elementi di ucraino, di russo e dello slavo ecclesiastico. La lingua madre di Skovoroda era l’ucraino, era un figlio di cosacco e ha comunicato principalmente in ucraino, lingua che amava. Anche quando scriveva in russo, la percentuale delle parole ucraine e degli elementi del parlato è forse la più alta tra i suoi contemporanei. La scelta di una lingua o l’altra per il pensatore non era una questione identitaria o nazionale. Mentre la sua eredità filosofica e letteraria appartiene alla cultura ucraina, sia per lo spirito, che per la continuità della tradizione.

“Skovoroda sta agli albori della filosofia russa, quindi è un filosofo russo.”
Un errore logico classico. È vero, che Skovoroda ha influito con il suo pensiero lo sviluppo successivo della cultura russa. Ma fa questo di lui un filosofo russo? Se vediamo le influenze che ha subito Skovoroda stesso, vediamo che il suo pensiero si trova nella corrente del barocco ucraino. Più esattamente, egli conclude l’epoca barocca annunciando il romanticismo ucraino. Questo è risultato del fatto che ha studiato in un’università ucraina, e ha studiato i pensatori ucraini del secolo XVII-XVIII, tutto quanto confermato anche dall’analisi della sua filosofia.

Questi sono solo pochissimi esempi che sottolineano l’appartenenza del pensatore alla cultura ucraina. Se andiamo ad esplorarlo con più attenzione ne troviamo tantissime altre dimostrazioni.
Ma se Skovoroda è così tanto ucraino, perché allora i russi vogliono rubarlo?
La risposta potrebbe essere molto semplice. Non hanno una figura analogia di quell’epoca. Nella cultura russa non c’era barocco. Ancora nel XVII secolo, quando la Moskovia ha iniziato a colonizzare le terre ucraine, non avevano una vita culturale sviluppata allo stesso modo. A Kyjiv, dal 1632 c’era l’Accademia, che offriva un’istruzione sull’esempio delle università occidentali. Gli insegnanti e gli studenti compivano diversi viaggi in Europa, erano in contatto con molti studiosi, mentre nell’Impero russo a quel tempo non c’era niente di tutto questo.

In giallo la regione di Sloboda.

IL FILOSOFO E POETA OGGI
Sull’universalità e sull’eterna attualità dell’ultimo rappresentante del barocco ucraino, Serhij Žadan racconta: “Skovoroda viene costantemente ristampato e a volte ci sono edizioni in cui viene presentato come il primo hipster, hippie, vegetariano. Questo dimostra che la sua figura è piuttosto universale. Ma non si tratta solo delle sue abitudini: se mangiava carne o meno, se viaggiava a piedi nudi o con gli stivali. Innanzitutto, si tratta di un autore, filosofo e scrittore estremamente interessante, e ciò che ha scritto può essere interessante non solo per gli specialisti del periodo barocco. […] Skovoroda non ha romanzi, e i suoi aforismi, le sue poesie, le sue brevi parabole sono qualcosa che oggi può essere percepito abbastanza facilmente, e grazie al fatto che lui stesso ha lavorato con l’intertestualità, può essere percepito sia dai bambini che dagli adulti.”

Se chiediamo alla gente comune a cosa si associa Skovoroda, a parte scoprire quanto e come lo conoscono, forse potremmo sentir parlare del monumento che ogni anno viene lavato dagli studenti dell’Accademia Kyjiv-Mohyla, per la tradizione dall’evento “Skovoroda pulito”, lanciato per la prima volta il 15 ottobre 1997, oppure che Skovoroda è raffigurato sulla banconota da 500 Gryvni. Oppure ci racconteranno che l’Università di Charkiv porta il suo nome e quindi, ci racconteranno anche, che quell’università è stata colpita dai missili russi il 6 giugno. Racconteranno anche, che esattamente un mese prima di colpire l’Università che porta il nome di Gryhorij Skovoroda, quegli stessi missili hanno distrutto anche il suo Museo a Skovorodynivka, non lontano dalla sua tomba, nella regione di Charkiv. E diranno anche, che il monumento di Skovoroda, nonostante la distruzione dell’edificio del museo, romane in piedi, a dare la speranza e la certezza, che la libertà non la si può distruggere.

La frase che Skovoroda ha chiesto di incidere sulla sua ombra è un’espressione molto conosciuta dagli ucraini: “Il mondo mi ha inseguito, ma non mi ha raggiunto”.

Come il mondo non è riuscito a raggiungere Skovoroda, così i missili russi inseguono, ma non raggiungono tutto quello Skovoroda rappresenta per il mondo e per gli ucraini.

Di Kateryna Mychka

LETTURE PER L’APPROFONDIMENTO IN ITALIANO

Hryhorij Skovoroda, Narciso. Discussione sul tema: Conosci te stesso, Apice Libri, 2018.

Maria Grazia Bartolini “Introspice mare pectoris tui” Ascendenze neoplatoniche nella produzione dialogica di H.S. Skovoroda (1722-1794), Firenze University Press, 2010 (Open Access).

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