Volodymyr Vakulenko
“È difficile parlare. La via centrale della città è stata bombardata. La mia città, che amo. La scuola costruita in epoca zarista è distrutta. Nella mia zona, quattro edifici residenziali è come se non fossero mai esistiti, è rimasta solo una voragine e una montagna di mattoni. Fortunatamente le persone si trovavano nel rifugio antiaereo. Gli abeti nel parco centrale sembrano essere stati spennati, alcuni semplicemente sono stati strappati via. I cani sono terribilmente spaventati, ululano e abbaiano ad ogni suono acuto. Il lato positivo è che gli uccelli in primavera cantano, quindi andrà tutto bene”, ha scritto nel suo ultimo post di Facebook lo scrittore, romanziere, poeta e traduttore ucraino Volodymyr Vakulenko.
“Andrà tutto bene”: quante volte l’abbiamo sentita e detta, questa frase, nei momenti difficili della nostra vita. L’abbiamo ripetuta in continuazione per darci il coraggio e trovare le forze per andare avanti. Così ha fatto anche Volodymyr sotto i terrificanti bombardamenti russi. Possiamo solo immaginare l’orrore che ha vissuto, e nonostante questo, sotto bombe e macerie, lui riusciva a sentire il canto degli uccellini che portavano la primavera.
Lo scrittore non nascondeva la sua posizione pro Ucraina nemmeno sotto l’occupazione. Sì era dedicato al volontariato, sui social diffondeva costantemente informazioni sulla guerra e sugli orribili crimini compiuti dai russi. Poteva sopravvivere uno così? Evidentemente no.
Dopo massicci bombardamenti missilistici, il 7 marzo i russi erano entrati a Kapytolivka, un piccolo villaggio vicino a Izium. Gli occupati avevano installato il posto di blocco proprio vicino alla casa in cui abitava Volodymyr con il figlio autistico e il padre.
La tragedia non si è fatta aspettare a lungo: già il 23 marzo i russi hanno bussato alla porta di Volodymyr, hanno messo sottosopra la casa, hanno buttato in aria i libri e hanno portato via lo scrittore e il figlio.
La prima ad annunciare la scomparsa di Volodymyr è stata la sua ex moglie Iryna Novitska. Ora sappiamo che quel giorno l’uomo e il ragazzino sono stati picchiati violentemente e rilasciati dopo un interrogatorio durato più di tre ore.
Però, già il 24 marzo, gli stessi militari russi sono tornati. “Lo hanno preso con la forza. L’hanno messo su un’auto con la lettera Z. Le ultime parole che ha detto Volodymyr sono state ‘Slava Ukraini’”, racconta suo padre.
La madre dello scrittore, Olena, cercava incessantemente suo figlio, chiedeva a tutti quelli che poteva raggiungere: russi, rappresentanti delle autorità di occupazione civile, abitanti del villaggio in contatto con i russi e anche persone tornate dalla prigionia.
“All’inizio speravo che tutto passasse, perché molti erano stati portati via, ma alla fine tutti erano tornati: chi dopo pochi giorni, chi dopo due o tre settimane. Ma Volodya non è mai tornato. Una volta sono stata chiamata per identificare i corpi trovati nella foresta vicino a Kapitolivka, ma Volodya non era tra loro”, dice Olena.
Ci sono voluti diversi mesi prima che Volodymyr Vakulenko fosse trovato. Il 10 settembre Izium è tornata sotto il controllo dell’Ucraina e pochi giorni dopo sono state scoperte molte fosse comuni con 447 corpi. Il ritrovamento ha sconvolto il mondo. In una di quelle tombe, nella foresta di Izium, c’era anche il corpo nº 319 che, come hanno confermato le analisi del DNA, apparteneva allo scrittore.
Dopo la liberazione di Izium, si è scoperto che esisteva una registrazione della sepoltura di Volodymyr Vakulenko nei servizi funebri. Oltre al nome sono indicati la data di nascita, la residenza e il numero della tomba, il 319, che si trova proprio ai margini del cimitero.
L’analisi del DNA ha confermato che il defunto numero 319 al cimitero di Izium è Volodymyr Vakulenko. Nel corpo sono stati trovati due proiettili di pistola Makarov.
Il 6 dicembre a Kharkiv si sono svolti funerali dello scrittore e l’Ucraina ha dato addio ad un’altra pietra miliare della propria letteratura.
“Credo nella vittoria”, aveva scritto Volodymyr nel suo diario, che aveva nascosto in giardino la sera dopo il primo arresto, dicendo a suo padre di dissotterrare il manoscritto “quando torneranno nostri”.
Il diario di Volodymyr è stato portato alla luce a settembre, quando le truppe ucraine hanno liberato Izium.
Il diario è già stato scansionato e decifrato, ma non è ancora stato pubblicato. I parenti dello scrittore decideranno sulla sua pubblicazione.
Volodymyr Vakulenko era diventato famoso come scrittore per bambini, cominciando a scrivere per suo figlio Vitaliy. Non si separavano mai. E ora Vitalik sente molto la mancanza di suo padre. La nonna Olena dice che il ragazzino è cambiato dopo quello che ha vissuto e sorride solo quando sente parlare del papà.
di Natalia Lykhach
Vi proponiamo due sue poesie per bambini in italiano!
LA PIOGGIA BUONA
La Pioggia passeggia per le strade di Lviv,
Il suo ombrello è a righe fiabesche.
Nella mano lo tiene e schietta
Cammina la Pioggia con il fratello Vento.
Le persone salutano: Buongiorno fratelli!
Dove e da chi state andando insieme?
Perché l’ombrello è chiuso in mano?
Quando è così umido tutto attorno?
Andiamo al bar, che è dietro l’angolo.
Lì ci aspetta il sole e nessun l’altro.
Oggi da noi ha dimenticato l’ombrello,
Era un ospite un po’ smemoratello.
Berremo con lui un po’ di cioccolata
E usciremo insieme sulla piazza
Sopra di voi apriremo l’ombrello
E scenderà a nastri l’arcobaleno.
IL MAESTRO DEI FIORI
Il piccolo Slavko l’elefantino
Allo stagno ha un ricco giardino.
Pieno di prugni e di meli,
e di canto di fringuelli.
Sulla collinetta vicino alla casetta,
Avvolta nei colori del giardinetto,
Dalle aiuole dei fiorellini
Sorgono variopinti arcobaleni.
Crochi, dalie, e persino un astro
Che tanto ama dei fiori il maestro.
Ma come ha fatto l’elefantino,
A far sbocciare ogni fiorellino?
Animaletti, non vi dovete meravigliare,
perché l’elefantino ama lavorare!
Dallo stagno porta l’acquettina
con il suo annaffiatoio-nasino!
Traduzione dall’ucraino di Natalia Lykhach e Kateryna Mychka