Sürgün (Qırımtatar halqınıñ sürgünligi) così i tatari di Crimea chiamano la deportazione forzata del popolo tataro di Crimea dalla sua patria, avvenuta tra il 18 e il 21 maggio 1944.
Il 18 maggio è il giorno in cui l’Ucraina ricorda le vittime del genocidio del popolo tataro di Crimea, uno dei più grandi crimini compiuti dall’Unione sovietica.

Secondo la versione ufficiale sovietica, la deportazione era collegata alla “diserzione di massa” di 20mila tatari di Crimea all’inizio della Seconda guerra mondiale, nonché al loro presunto “collaborazionismo totale” durante l’occupazione nazista della penisola. Tuttavia, il numero reale di disertori tra i tatari di Crimea non è stato più grande rispetto ad altre nazionalità. Per esempio, più di 400 mila russi hanno combattuto dalla parte dei nazisti.
Nell’Armata Rossa furono arruolati più di 21 mila tatari di Crimea, almeno cinque di loro furono insigniti del titolo di Eroe dell’Unione sovietica, due divennero titolari a pieno titolo dell’Ordine della Gloria e furono equiparati a Eroi dell’Unione sovietica. Era tataro di Crimea anche l’eccezionale pilota Amet-Khan Sultan, che ha abbattuto personalmente 30 aerei tedeschi ed è diventato due volte Eroe dell’Unione Sovietica. Secondo varie fonti, da 17 a 25 mila tatari di Crimea hanno partecipato ai movimenti partigiani.

La crudeltà di Stalin si palesò mandando i soli tatari che tornavano dal fronte dopo la guerra direttamente in esilio, non permettendo loro di tornare a casa in Crimea. Questa sorte è toccata anche ai più onorati soldati, gli eroi dell’Unione Sovietica: ad esempio, il Sergente Maggiore Uzeyir Abduramanov fu deportato in Uzbekistan, e il Sergente Maggiore Seitnafe Seitveliyev in Tagikistan. In totale, quasi 9.000 tatari di Crimea, veterani di guerra, tra cui più di 500 ufficiali, furono inviati nei luoghi di deportazione.
L’11 maggio 1944 Stalin ha firmato la risoluzione del Comitato di difesa dello Stato n. 5859 sull’organizzazione della deportazione dei tatari di Crimea. La fase principale dell’operazione è iniziata prima dell’alba del 18 maggio e si è conclusa la sera del 21 maggio. I tartari di Crimea che erano rimasti furono deportati durante la successiva deportazione di armeni, bulgari e greci del 27-28 giugno 1944. I pochi che tornarono dai luoghi degli “insediamenti speciali” furono ripetutamente espulsi dalla penisola fino alla fine degli anni ’60.

La deportazione è stata effettuata dalle forze dell’NKVD. Per prepararsi a partire avevano 15 minuti. Ufficialmente a tutta la famiglia era permesso di portare con sé fino a 500 kg di cose e prodotti, ma in realtà tutto era limitato al bagaglio a mano (e talvolta senza). I tatari sono stati portati con camion alle stazioni ferroviarie, dove sono stati caricati su vagoni merci immediatamente o 1-2 giorni dopo. Il tempo degli scaglioni sulla strada era di 2-3 settimane. Le proprietà dei tatari di Crimea che rimasero nella penisola furono successivamente classificate e per lo più trasferite a immigrati dalla Russia.
Secondo varie stime ufficiali, dal 20 al 25% di tutti i tatari di Crimea sono morti negli “insediamenti speciali”. Secondo informazioni non ufficiali, questo numero ha raggiunto il 46%. Coloro che sopravvissero fino al 1956 furono considerati esiliati per sempre e non avevano il diritto di lasciare il loro luogo di residenza, minacciati dalla prospettiva di 20 anni di lavori forzati. Nel 1967 le accuse di collaborazionismo di massa furono ritirate ai tatari di Crimea, ma non fu loro permesso di tornare nella penisola. Il rimpatrio di massa è iniziato solo nel 1989.
Dal 1994 Ucraina commemora le vittime della deportazione dei tatari di Crimea, dal 2015 ha ufficialmente riconosciuto la deportazione del popolo tataro come genocidio.

Dall’occupazione della Crimea nel 2014, i tatari hanno dovuto nuovamente lasciare le loro case per scappare dal regime putiniano, e coloro che sono rimasti sono stati, e lo sono tutt’oggi, perseguitati dalla Russia.
180 persone: questo è il numero dei prigionieri politici crimeani detenuti sia nel territorio della Crimea che in quello della Federazione Russa, 116 di loro sono tatari di Crimea. Due di questi prigionieri, Kostyantyn Shiring e Dzhemil Gafarov, sono morti nei luoghi di detenzione.
Circa 500 tatari di Crimea stanno attualmente combattendo nei ranghi delle Forze Armate Ucraine e dei battaglioni di volontari. La vittoria dell’Ucraina è anche la loro vittoria, è la libertà per tutti i tatari, è la fine di persecuzioni e il ritorno alla vita pacifica nella loro casa in Crimea.
Di Natalia Lykhach