Miti su Azov – un esperto sul radicalismo di estrema destra risponde
Vi invitiamo a leggere un articolo molto importante su Azov con Vyacheslav Likhachov, storico ed esperto di radicalismo di estrema destra.
Vi invitiamo a leggere un articolo molto importante su Azov con Vyacheslav Likhachov, storico ed esperto di radicalismo di estrema destra.
Insieme alla devastazione e alle rapine, gli invasori russi hanno portato nel territorio dell’Ucraina un’altra loro usanza tradizionale: una sfilza di lager per le torture. Le informazioni sulla tortura e il sadismo nelle carceri russe arrivano regolarmente ai media internazionali, ma non in alcun giornale si fa parola di ciò che sta accadendo nell’area dell’ex sito artistico-culturale “Izolyatsia”. Qui, con la collaborazione dell’FSB (il nuovo KGB di Putin) è stato creato un vero campo di concentramento, in cui i russi commettono ogni giorno torture, stupri e uccisioni.
Ricordiamo la Seconda Guerra Mondiale come una guerra per la quale valeva la pena combattere. Il mondo non era solo minacciato dal regime nazista, ma era al limite della libertà. Il patto tra le due più grandi dittature – il Terzo Reich e l’Unione Sovietica – mise a rischio il mondo libero.
Il Nastro di San Giorgio è diventato – insieme alle lettere “Z” e “V” – il simbolo dei sostenitori dell’invasione dell’Ucraina. Ma all’inizio della sua storia il suo significato era ben altro.
Qualche giorno fa – devo dire che ho perso il controllo del tempo che passa come la sabbia tra le dita, e non ricordo né la data né il giorno della settimana perché gli eventi, fusi in un flusso infinito di dolore e di impegni, si accavallano uno sopra l’altro e diventano una valanga – mentre leggevo le notizie da Mariupol, prima di andare a dormire, ho visto un video girato in un rifugio nel nostro Teatro Drammatico.
In questi giorni d’indignazione della comunità internazionale contro l’attacco russo definito da Mario Draghi “ingiustificato e ingiustificabile” riportiamo un estratto della breve storia dell’Ucraina a cura di Tetyana Bezruchenko e Natalia Krestovska pubblicato all’interno del Report “L’immigrazione femminile a Milano” Il caso delle donne ucraine e romene.